Consulenza progetti educativi

EDUCARE è una di quelle parole che ho riscoperto con sguardo rinnovato anche grazie al suo significato etimologico: “trar fuori”, quindi per “tirare fuori” è importante ricordare che un dentro esiste già!

Da educatrice, infatti, sono fortemente convinta che l’educazione non possa avere a che fare con il riempire di “contenuto” senza preoccuparsi di osservare il “contenitore” come un essere vivente che ha una sua storia ben precisa che viene prima del mio essere educatrice.

Educare per me ha a che fare con il verbo illuminare, accendere, incuriosire, scoprire, accogliere, stare con quello che c’è, valorizzare le differenze!

Educare ha a che fare con l’opportunità di accompagnare in un pezzo del cammino della vita verso una personale autoconsapevolezza.
Avete mai pensato che per ogni oggetto che acquistiamo la prima cosa che facciamo è leggere il libretto delle istruzioni?
Avete mai pensato che anche noi esseri umani abbiamo il nostro modo di funzionare?

Ed impariamo a conoscerlo, vivendo, strada facendo? Senza preoccuparci di imparare a leggere il nostro libretto?
Ecco perché Educare, a mio parere, ha molto a che fare con l’ESSERE consapevole di chi si è, cioè con la nostra postura di vita, con il nostro modo di abitare il mondo che è in continuo divenire.

Educare per me è una responsabilità umana e professionale importante proprio nel senso di abilità nel dare risposta di sè in ciò che si è e in ciò che si fa, essendo ben consapevoli dell’impatto di ogni parola, gesto, scelta, espressione, silenzio, atteggiamento corporeo e stato emotivo.

Per riuscire a “tirare fuori” bisogna allenare lo sguardo perché possa osservare anche ciò che l’occhio non vede, ma il cuore e la pancia sentono. Quindi allenarlo a vedere davvero le persone, non solo per ciò che appare.

È lo sguardo dell’anima, come lo amo chiamare io, quello che va allenato educando.
Bisogna avere il tempo giusto, la calma necessaria, la fiducia e la meraviglia nell’essere umano, la passione per la scoperta, la prontezza di accogliere ciò che accade inaspettatamente, tenuta viva dalla antipatia verso etichette messe sulle persone come fossero oggetti, dimenticando la complessità di ognuno.

I pregiudizi e gli stereotipi non possono trovare spazio in un fare educativo! La persona al di là delle sue competenze o caratteristiche è un essere umano e basta!
Ci vuole il coraggio di essere autentici mostrando con amore il proprio sguardo all’altro, permettendo, allo stesso tempo, di lasciarsi guardare perché educare è stare in relazione.

Se dovessi raccontarvi la mia modalità di prestare consulenza educativa attraverso delle parole chiave vi direi le seguenti:

  • autoconsapevolezza
  • autenticità
  • interezza
  • coraggio
  • cura
  • corporeità
  • diversità
  • inclusione
  • responsabilità
  • fiducia
  • gentilezza
  • amore
  • sguardo
  • relazione

Vi chiederete: Come intendo realizzare la mia consulenza educativa?
Coniugando con umiltà, gentilezza e voglia di prendermi cura, tutte le parti di me che abitano il mio ESSERE, con tutte le competenze che appartengono al mio FARE nel mondo.

Sono convinta che per FARE sia importante prima ESSERE e che per essere sia importante vivere su di sé ciò che si fa.

Sono una persona altamente sensibile e, con questo dono ricevuto alla nascita, desidero mettermi a disposizione per chi vuole lavorare su progettazioni educative mirate e/o più generali legate alla neurodiversità nota con il nome Alta Sensibilità.

Sono una promotrice delle life skills, che sappiamo essere le competenze di vita che l’OMS ha identificato come quelle abilità presenti in ogni essere umano che, se allenate, possono aiutarlo ad affrontare le sfide quotidiane del vivere. Credo quindi fortemente in una progettualità educativa che abbia a che fare con l’allenamento delle life skills.

Sono operatrice Gaia, fermamente convinta che il nostro corpo, libro delle nostre emozioni, debba essere considerato, valorizzato e tutelato in una progettazione educativa vista come un tassello prezioso di uno stato di benessere più generale.

E per concludere sono una scrittrice emotiva che crede enormemente nel potere della scrittura come strumento di autoconsapevolezza, che ritengo sia le fondamenta per “tirar fuori” ciò che aiuta ciascuno a guardarsi per ciò che è e poter così fare della propria vita quel processo di fioritura personale che è.

Trovate i miei contatti nella relativa pagina!

Vi saluto con delle parole che amo particolarmente, legate ad una immagine che trovo molto caratteristica:

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