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Mag 20, 2016 | Racconti | 0 commenti

Ultimo bacio

Si svegliò quella mattina con il desiderio di parlargli.

Voleva dire delle cose.

Sentiva che era arrivato il momento di dirgliele guardandolo negli occhi.

Voleva far parlare il suo cuore.

Greta amava le parole scritte, ma quello era il momento di quelle dette a voce, dove gli sguardi sono la cornice perfetta.

Matteo forse amava meno le parole, sia dette che scritte. Per lui, quello, era il momento dei fatti.

Greta lo intuì subito appena lo vide, quel pomeriggio, dai suoi sguardi, movimenti ed atteggiamenti.

Il corpo ha un suo linguaggio molto chiaro, se si porge attenzione ad ogni minima sfumatura, e lei sapeva farlo.

Capita anche che tradisca le parole che escono dalla bocca, specialmente quando si esprimono pensieri senza considerare l’impatto emotivo degli stessi.

Greta era riuscita, non da molto, ad ammettere il potere che Matteo aveva su di lei.

Si vedeva riflessa nei suoi occhi come una donna speciale.

Non era questione di sesso per lei. Matteo non era nemmeno il suo tipo ideale. Forse, fosse stato sesso, sarebbe stata più semplice da gestire ed anche meno coinvolgente. Era altro che la faceva sentire attirata come una calamita.

Matteo aveva saputo leggerla dentro e corteggiarla in maniera speciale.

Usava le parole giuste al momento giusto.

Faceva i gesti giusti al momento giusto.

Questo aveva creato una complicità magica a cui Greta pensava spesso durante le sue giornate.

Parlò anche Matteo, quel pomeriggio, ma disse poche frasi, forse anche confuse e contraddittorie.

Voleva provare a trovare, ancora, una chiave da inserire nella serratura del lucchetto che Greta aveva nella sua mente.

Dimenticando che l’unico mazzo di chiavi, lo possedeva lei stessa e se lo teneva ben stretto.

Greta parlò con sincerità, trasparenza ed onestà. Non sapeva fare diversamente.

Matteo la interrompeva spesso e non la stava ad ascoltare davvero, era distratto.

Dalle sue labbra.

Voleva un bacio.

Un ultimo bacio.

Lo voleva da settimane.

Era distratto dai suoi pensieri, continuava, nel silenzio, a cercare una spiegazione o trovare una possibilità, rovistava in fondo alla sua anima per capire, per trovare il mazzo giusto. Gli sarebbe bastata anche solo una chiave. Ma capiva anche lui che la loro serratura non aveva chiave di apertura.

Gli si leggeva tutto negli occhi.

Occhi con un velo di tristezza e speranza, sempre.

Anche Greta parlava e pensava, era arrivata con il desiderio di dire precise parole, ma come accade quando le emozioni entrano in gioco, ne uscirono altre.

Andavano bene ugualmente. Forse.

E intanto Matteo si avvicinava sempre di più fisicamente.

Emotivamente lo era già.

Greta si guardò intorno, il verde degli alberi, il sole tra i rami, il vento che muoveva i suoi capelli sul volto, nascondendo così i suoi occhi che facevano da letto a lacrime segrete ed incerte.

Pensò che quell’angolo era meravigliosamente romantico.

Pensò che era il posto ideale per un inizio, non per una fine.

Lo aveva scelto Matteo.

Greta sentì su di sé, all’improvviso, il calore del sole timido.

Era quello di cui aveva bisogno.

Ecco cosa la attirava verso Matteo.

Lui sapeva donarle calore.

Un calore speciale, prepotente e irriverente, frutto di un innamoramento improvviso e nuovo.

Il calore la faceva sentire accolta, desiderata e pensata.

Quella sensazione di avere un luogo unico e speciale nel cuore delle persone, era meravigliosa per lei.

Lui aveva rappresentato il suo spazio senza regole, pensieri e ruoli.

E questo la faceva sentire libera.

Anche di sbagliare. Ma libera.

Ma quello spazio rischiava di travolgere tutta la sua vita e lei non lo voleva.

Di questo ne era certa.

Le emozioni possono anche distruggere.

Greta era nata per costruire.

“Stringimi” le disse lui provando ad interrompere i discorsi di lei che stavano andando tutti nella stessa direzione: la fine.

“Baciami” disse sordo davanti a ciò che lei gli stava cercando di esprimere con la bocca.

“Vieni qui” continuò, senza considerare le resistenze timide di lei.

Si guardarono a lungo negli occhi.

E si baciarono in quel momento preciso, senza che le loro bocche si toccassero.

Perché è così che accade.

Non c’è bisogno necessariamente della fisicità.

Occhi negli occhi si può anche fare l’amore.

Matteo, però, le voleva le sue labbra. Voleva sentirne il sapore e portarlo con sé lontano da lei.

Greta provava a spostarsi di continuo. Ma di fatto restava. Voleva parlare, voleva spiegare, voleva cercare di farsi capire seriamente, ma si era persa.

Persa nelle strade dei suoi pensieri.

Pensava sempre e pensava tanto. Forse pensava troppo.

Matteo si avvicinò ancora di più, le prese il volto tra le mani e la baciò.

Greta non si spostò.

Questa volta lo baciò, anche con la bocca.

E smise di pensare.

Per pochi secondi soltanto.

Sarà l’ultimo bacio.

Questo pensiero interruppe il silenzio dentro di lei.

Ma non lo disse ad alta voce, lo tenne segreto dentro di sé.

Matteo non aveva uno sguardo felice. Nei suoi occhi c’era nostalgia, tristezza e forse un pizzico di rassegnazione. Anche se Greta non aveva parlato, lui sentiva che sarebbe stato l’ultimo bacio.

L’ultimo momento tra loro.

Aveva sempre saputo leggere i pensieri di Greta, anche a distanza, forse perché le loro anime avevano imparato a conoscere un linguaggio tutto loro che non sempre aveva bisogno di parole.

Ora dovevano salutarsi.

Il momento dei saluti ricorda le partenze, la fine, gli addii e porta con sé, quasi sempre, una struggente malinconia.

Greta si sentiva stranamente serena.

Matteo provava un po’ di rabbia, non capiva perché il suo cuore aveva iniziato a battere così violentemente per Greta che non gli apparteneva e che non gli sarebbe potuta appartenere.

Lui lo sapeva fin dall’inizio. O forse no, ma si era buttato carico della sua voglia di vivere intensamente.

Si abbracciarono stretti come loro sapevano fare.

Sono rimasti così per qualche minuto.

In silenzio.

Non un silenzio muto.

Un silenzio pieno.

Lui si è girato per andare via.

Greta, timidamente e silenziosamente, sperando di non essere ascoltata, disse: “Ne vorrei un altro.”

“Hai parlato?” chiese Matteo girandosi di scatto perché attento ad ogni minima espressione di lei.

“Nulla” rispose Greta.

Non voleva ripeterlo.

“Dimmi ti prego” insistette Matteo che forse aveva sentito, ma voleva che fosse lei a ripeterlo.

Greta, allora, lo guardò negli occhi ed, azzerando per un attimo tutto il resto del mondo, gli disse: “Ne vorrei un altro di bacio, l’ultimo.”

Lui non esitò neanche un secondo.

La baciò con una delicata passione.

Aveva un sapore dolce e amaro quel bacio, però.

Lo sentirono tutti e due.

Greta entrò in macchina e senza girarsi se ne andò.

Era giusto così.

E’ così che doveva finire.

Matteo voleva vivere ciò che sentiva dentro, senza pensare, con quel pizzico di egoismo che nasce dal desiderio di condividere un pezzo di vita con una donna che non ti appartiene.

Greta aveva il desiderio di tornare alla sua vita, che, forse, non sarebbe più stata la stessa, ma era quella che lei voleva fortemente. Non avrebbe mai saputo costruire del nuovo, distruggendo quanto costruito prima.

Non ne aveva le capacità e neanche il desiderio, ma decise di non farsi colpe, né domande.

Perché tutto quello che si vive nella vita è una lezione preziosa e non a tutto c’è un perché.

A questo pensò Greta.

Aveva deciso.

Sapeva che le sarebbe mancato quell’angolo.

Le sarebbe mancato Matteo e la complicità che avevano, le sarebbe mancato quel riflesso di se stessa nei suoi occhi, ma sapeva che tutto questo non era più forte di ciò che aveva e che non voleva perdere.

Avrebbe ripensato a quel pomeriggio con dolcezza, accoglienza, gratitudine, eccitazione, nostalgia e comprensione.

Sempre.

Verso se stessa.

Verso Matteo.

E verso la vita che aveva donato loro un ultimo bacio.

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