L’odore di erba bruciata non l’aveva mai abbandonata in tutti questi anni, ed ora che stringeva tra le mani quella stessa erba, non riusciva ad alzarsi.
Stai lì ferma ora.
Assapora l’odore amaro.
Lei voleva tornare lentamente, anzi no, voleva correre, correre dentro.
Resta lì, lasciati accarezzare dal vento che, amico del fuoco,ti ricorda l’odore. Non ti piace più?
Quella notte non si voltò indietro, sarebbe stato impossibile continuare nella direzione opposta a quella di casa sua.
Quando decidi di scappare, a correre veloce non sono solo le gambe.
Corre veloce il respiro, il sudore, la vergogna.
Più veloce di tutti era l’odore del fuoco, che raggiunse il suo naso, ma non i suoi occhi che non volevano guardare, ma la sua anima aveva visto tutto.
Corri per scappare ed ora corri per tornare.
Fermati.
Osserva.
La casa è ferita come te.
Ma lei guardava la rinascita. L’altra casa.
Guarda bene la scala che dà sulla finestra e pensa che forse è servita anche a lui per fuggire.
O forse no.
Magari sono ancora tutti dentro al caldo, a mangiare in silenzio.
“Se Tobi ci fosse ancora avrebbe già sentito il mio odore, sarebbe già qui su di me, a leccarmi il viso.”
Però la cuccia c’è.
Forse vuota.
Magari quella notte ti ha seguita.
Tobi ti amava come nessun altro e tu hai tradito anche lui.
Il cielo grigio, come quel maledetto giorno, creava una nebbia che le impediva di vedere, da quella posizione, le luci al di là della finestra.
Li volevi spiare prima di riabbracciarli.
Tu sei diversa ora, potrebbero non riconoscerti.
Devi spiegare, usare parole, parole giuste.
Devi confessare.
I suoi occhi furono colpiti da un aquilone rosso, che, in lontananza, si gonfiava grazie al vento.
Era strappato, ferito anche lui, come lei, come la casa, come l’erba.
Lo vide e sorrise.
Era il suo aquilone.
Fai male a sorridere.
Racconto scritto da Maria Elena Friggione guardando il quadro.
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